Storia e curiosità
La coltivazione dello zafferano dall’Asia si estese in Tunisia e in Spagna e da qui arrivò in Italia intorno al 1250 per mano di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli. Il monaco Santicci cominciò a coltivare la piccola pianta nella Piana di Navelli dove erano posti i suoi terreni. Nel XIII secolo la città di L’Aquila era appena nata e subito diventò famosa proprio per le qualità superiori dello zafferano aiutando così l’economia dell’allevamento delle pecore e la produzione della lana.
Dalla zona dell’Altopiano di Navelli, la coltivazione si estese per tutta la provincia dell’Aquila.
Caratteristiche
Prodotto ottenuto dalla tostatura degli stimmi del fiore del Crocus Sativus L., pianta tubero-bulbosa appartenente alla famiglia delle iridacee, avente colore rosso porpora e commercializzato in filamenti allo stato naturale o ridotti in polvere. Lo zafferano (Crocus Sativus Linneo) è una piccola pianta di appena 12/40cm. di altezza, che in tecnica colturale viene riprodotta per propagazione vegetativa, cioè con il trapianto dei bulbi poiché la pianta non produce seme per la particolare disposizione degli organi di riproduzione. Lo Zafferano dell’Aquila si caratterizza per la lunghezza degli stimmi, per l’alto contenuto in safranale che determina il potere aromatico, nonché per l’elevato potere colorante e per le maggiori dimensioni dei bulbo-tuberi.
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