Storia e curiosità
Nel 1559 la Valle del Santerno offrì in dono al Governatore di Romagna “dodici paia di capponi, cento libbre di formaggio Marzola, cento pomi da Rosa dette mele paradise, quaranta tordi, due lepri e sei corbe di Marroni”. Fin dal Medioevo questo frutto rappresentò la base dell’alimentazione delle genti montane. Intorno all’anno 1000, sugli Appennini, i castagneti da frutto presero il posto dei boschi di querce divenendo una risorsa fondamentale. Solo nel ‘700, con la diffusione di mais e patata, la superficie a castagneto diminuì. Ma nelle regioni collinari il castagno ed i suoi frutti avevano ormai acquistato un’importanza che non avrebbero più perso fino all’età industriale avanzata; basti pensare che nel 1885 il 40% del terreno coltivato nel comune di Castel del Rio era ancora occupato da castagneti.
Caratteristiche
Il Marrone di Castel del Rio è ottenuto da castagneti costituiti dalla specie “castanea sativa mill.”, rappresentata da tre biotipi: “Marrone domestico”, “Marrone nostrano”, “Marrone di S. Michele”. Le caratteristiche che contraddistinguono il frutto: di pezzatura medio-grossa; ha una forma prevalentemente ellissoidale, con apice poco pronunciato. Ha una faccia laterale tendenzialmente piatta, l’altra marcatamente convessa. La buccia, sottile e di colore bruno rossiccio, con 25-30 striature rilevate e più scure, è facilmente staccabile dalla pellicina di colore camoscio. La polpa infine ha una superficie quasi priva di solcature ed è bianca e croccante.
Puoi consultare il disciplinare di produzione cliccando qui
Il produttore in evidenza:
No Listings Found