Il borgo marinaro di Cetara è noto non soltanto per le sue bellezze ambientali ed architettoniche nello scenario della Costa d’Amalfi, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, ma anche per la preponderanza di un’attività economica: la pesca. Da sempre gli abitanti di Cetara, il cui toponimo deriva probabilmente da cetarii (luogo di pescatori) o da cetarium (luogo nel quale si esegue la lavorazione dei pesci), hanno praticato quella che è una delle più antiche attività dell’uomo. Fonti storiche fanno risalire l’origine del borgo al secolo VIII d.C.
La pesca delle alici risulta, nel corso dei secoli, l’attività più diffusa fra gli abitanti di Cetara. I Cetaresi, pescatori esperti, si tramandano di generazione in generazione un tradizionale metodo di salatura delle alici. Fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo i cetaresi furono protagonisti della colonizzazione della Costa Settentrionale dell’Africa. Per la loro abilità di pescatori e di conoscitori dei metodi di salagione del pesce azzurro, il governo francese dell’epoca incentivò il trasferimento dei campani e dei cetaresi, soprattutto verso l’Algeria, dove furono brillanti armatori ed industriali nel settore della conservazione dei prodotti ittici.
Nella prima metà del Novecento le acque pescose del Golfo di Salerno erano solcate da un flotta di oltre 20 Lampare cetaresi che catturavano consistenti quantità di alici prelibate, per dar luogo ad una fiorente attività di salagione. Cetara rappresentava quindi nel Golfo di Salerno la marineria più consistente.
Questa esperienza ed intraprendenza si è trasferita, a partire dagli anni Settanta, nel settore della pesca vagantiva del Tonno. Oggi Cetara è sede della più importante flotta tonniera del Tirreno impegnata nella pesca del prezioso tonno rosso, prevalentemente destinato all’esportazione verso i mercati asiatici. Ma permane radicata nella storia e tradizione locale l’attività di pesca delle alici, destinate soprattutto alla produzione della Colatura d’alici di Cetara.